Emma Watson ha rilasciato
una nuova intervista con la rivista
tedesca FrankfurterRundschau,
per la promozione del suo
ultimo film, Colonia, che in Italia arriverà
il prossimo 26 maggio.
Nell'intervista la Watson ha parlato
del modo in cui gestisce la
sua fama, dell'università, di
HeForShe, delle sue svariate
passioni, e ovviamente
di Colonia.
Emma: Decisamente. Quando ho letto la sceneggiatura, ero sconvolta. Perché non avevo mai sentito parlare di queste sette stazionate in Cile. Ma poi ovviamente mi sono informata a dovere. E più leggevo, e più mi sembrava incredibile che questo Paul Schäfer abbia imprigionato delle persone per quasi 40 anni in una sorta di campo di concentramento. E tutto sotto la protezione di Pinochet e persino in collaborazione con l’Ambasciata tedesca. La storia che raccontiamo, però, è d’invenzione, ma il background storico è assolutamente autentico. Ed è molto spaventoso.
G: Interpreti Lena, che riesce ad infiltrare la cosiddetta “colonia della dignità” per liberare un suo amico che è tenuto prigioniero lì…
E: … e penso che sia molto coraggioso da parte sua. Durante le riprese, ogni giorno, mi chiedevo come mi sarei comportata in una situazione del genere. E devo essere sincera: non ne ho idea. Ma credo sia una vera fonte d’ispirazione interpretare persone che sono più coraggiose e migliori di te. Perché ti aiuta a crescere. Ho imparato molto da Lena. E credo di essere diventata ancora più coraggiosa nella vita reale.
G: Coraggiosa in che modo?
E: [Ride] E’ una cosa troppo personale. Ma quello che ho trovato interessante in questo film, è che la ragazza salva il ragazzo. In un film del genere il comportamento tipico sarebbe stato il contrario. Non può immaginare quante sceneggiature mi inviano dove dovrei interpretare la parte della ragazzina carina che viene poi salvata dal suo protettore maschio. Mortalmente noioso!
G: Uno dei tuoi registi ti ha recentemente descritta così: “Emma è come un polpo. Ha molte braccia, con le quali riesce a star dietro simultaneamente a tente cose diverse.” Ti riconosci in questa descrizione?
E: [Ride] Magari non come un polpo… Ma è vero che ho diversi progetti in corso. Questo perché sono molto interessata a ciò che accade nel mondo. E credo sia davvero un grande dono avere l’opportunità di fare così tante cose insieme. Ho sempre tante palle per aria in ogni dato momento.
G: Una delle palle più grandi è la recitazione. Che altro?
E: Per esempio, ho creato un club del libro femminista all’inizio dell’anno, con il bel nome di Our Shared Shelf. La mia intenzione è quella di selezionare ogni mese un libro specifico su un dato argomento così poi i lettori se ne hanno voglia possono discuterne alla fine del mese su Internet. Di solito comincio postando qualche domanda sul libro o qualche citazione. E spero così di poter dare inizio ad un vivace scambio di idee. Sarei particolarmente contenta, ovviamente, se anche l’autore potesse intervenire. Il primo libro che ho scelto è My Life on the Road di Gloria Steinem, una giornalista americana e attivista per i diritti delle donne. La letteratura è – insieme alla recitazione – una delle grandi passioni della mia vita.
G: Allora è probabilmente per questo che hai studiato letteratura inglese…
E: … sì, il mio grande amore è la letteratura moderna. Era anche l’argomento della mia tesi, concentrata su Virginia Woolf.
G: Perché non hai studiato ad Oxford ma hai invece deciso di frequentare un’università d’élite come la Brown nel Rhode Island?
E: Volevo solo allontanarmi dalla familiarità dell’Inghilterra e di Oxford. Volevo allontanarmi da una cultura che mi ha influenzato sin da che ho memoria. Allontanarmi da tutto, dalla routine a cui ero abituata. Lontana dai miei amici e dai miei parenti. Col senno di poi è stata una decisione piuttosto radicale, ma era quello di cui avevo urgentemente bisogno all’epoca. Ovviamente mi sono sentita sola, a volte, nella lontana America, ma è stato allo stesso tempo molto liberatorio.
G: Liberatorio fino a che punto?
E: Potevo fare quello che volevo. Potevo mettermi alla prova, testare i miei limiti. Non ho studiato solo letteratura inglese, ma ho seguito anche dei seminari di filosofia. Ne ricordo bene uno dal titolo La filosofia e psicologica dell’amore. [Ride] Sfortunatamente, non posso applicarlo granché alla vita reale. A parte la consapevolezza che non ci sono regole in amore.
G: E’ vero che eri solita dipingere?
E: Sì, e lo sono ancora. E’ un’altra delle palle con cui faccio la giocoliera. E da quando ho ricevuto in regalo da mia nonna una pianola, qualche anno fa, cerco anche di suonare il piano. Ma è un lato di me molto privato. Non è molto interessante.
G: Al contrario. Per molte giovani donne sei un esempio fantastico…
E: … oh Dio, spero di no.
G: Perché? Sei giovane, bella ed estremamente di successo. Se non è il prototipo di quello che una donna dei sogni dovrebbe essere…
E: Ma è troppo superficiale. La gente che mi vede così, in realtà non mi vede affatto. E’ da molto tempo che questo tipo di attenzione mi rende sospetta. Quando sono diventata una cosiddetta “celebrità” per via dei film di Harry Potter, mi sono accorta in fretta di come la gloria possa evaporare. Quindi sono diventata più cauta con la mia vita privata.
G: Avevi solo nove anni quando hai iniziato a girare il primo film di Harry Potter, nell’ultimo ne avevi 20. E a quel punto eri già multimilionaria. Come hai gestito questa cosa?
E: [Ride] Molto bene, credo. E devo ringraziare soprattutto la mia famiglia. I miei genitori hanno divorziato quando avevo cinque anni, ma sono comunque sempre stati d’appoggio e amorevoli in tutti questi anni. Quando si tratta di soldi posso dire che per anni ho avuto al massimo 100 sterline in tasca ogni mese. E quelle mi bastavano e avanzavano.
G: Sei cambiata molto in questi cinque anni dalla fine dei film di Harry Potter?
E: Sì, e sono molto felice. E’ passato abbastanza tempo da permettermi di liberarmi dell’eredità dei film di Harry Potter e di emanciparmi come una giovane donna indipendente. Oggi quando mi rivedo nei primi film di Harry Potter, mi riconosco a malapena. Perché mi sento più forte. Alle volte mi chiedo: “Chi è questa strana ragazza? Che cosa pensa? Come si sente?” Alle volte rileggo i diari che ho scritto quando avevo dieci, dodici anni, e riesco a malapena ad identificarmici.
G: Questo processo di auto-scoperta è stato difficile per te?
E: Sì, molto. E mi ci è voluto un po’. Ci sono stati anche dei vicoli ciechi, dai quali ho dovuto imparare a raggiungere altre strade, dove sono adesso. A 25 anni mi sento molto a mio agio nella mia pelle, e per niente al mondo vorrei averne di nuovo venti.
G: E’ stato così tremendo?
E: Se devi trascorrere la vita sotto una lente di ingrandimento, è sempre complicato. E ancor di più quando sei adolescente. Perché hai centinaia di domande su te stesso e il mondo che non hanno ancora risposta. Cosa voglio ottenere dalla vita? Dove vivrò? Che amici voglio avere? E che genere di persone non voglio affatto nella mia vita privata? Eppure quello è esattamente il periodo in cui devi prendere le tante decisioni che sono importanti e determinanti per il futuro. E’ stato molto brutale. Alla fine mi sono chiusa a riccio fino a non sentire più niente per poter andare avanti.
G: E quando ti sei liberata di questa insensibilità mentale?
E: Ho lavorato tanto su me stessa. Avevo l’appoggio della mia famiglia, dei veri amici. Il periodo negli Stati Uniti mi ha sicuramente aiutato e – per quanto suoni banale – le mie esperienze di vita. In più, ho gradualmente ampliato i miei orizzonti – li ho considerevolmente estesi – e quindi il mio raggio d’azione.
G: Intendi il tuo impegno sociale e politico?
E: Sì, soprattutto. Contro la follia e lo squallore dello show business è una compensazione sana e soprattutto molto significativa.
G: Ti sei definita una femminista. Per te cos’è il femminismo?
E: E’ molto semplice: credo che gli uomini e le donne del mondo debbano avere gli stessi diritti e le stesse opportunità. E’ per questo che HeForShe è chiamato movimento di solidarietà, e si è preso l’impegno di raggiungere la parità di genere, di lavorare per porre fine alla discriminazione contro donne e ragazze. Che è qualcosa che dovrebbe ormai essere scontata nel ventunesimo secolo. Ma purtroppo non è così. Questo è quello che intendo per femminismo moderno. Per questo lavoro come ambasciatrice di buona volontà ad ONU Donne. La parità di genere sarà di vantaggio sia agli uomini che alle donne. Per questo non voglio altro che le donne e gli uomini lavorino insieme per raggiungere quest’obbiettivo. Al giorno d’oggi il femminismo ha l’obbiettivo di unire non di dividere.
G: Devi gestire quest’argomento in modo molto aperto. E quindi – almeno nell’industria cinematografica – sarai molto isolata.
E: No, non direi, perché nell’industria cinematografica ci sono molte donne impegnate per la parità. E fortunatamente qualche uomo illuminato [ride]. Sento davvero che siamo sulla strada giusta. Ma ovviamente so che la strada è ancora lunga.
G: Per tutti questi impegni nella vita ti ci vorrà sicuramente molta energia. Dove la trovi?
E: Traggo molta energia e forza dai miei esercizi di yoga. Da qualche tempo sto praticando con grande passione lo yoga Ashtanga. E’ un modo meraviglioso di liberare la mia testa e la mia anima. E’ una forma di meditazione dello yoga indiano.
G: Puoi descrivere l’effetto che l’Ashtanga ha avuto su di te?
E: Ho assunto una prospettiva completamente diversa sul mondo e su ciò che mi circonda.Posso, per esempio, seguire un tunnel della meditazione, e concentrarmi sulle cose più piccole. Come una tazza. Mi rilassa in modo fantastico. Tutto lo stress, tutte le preoccupazioni che non riesco a togliermi dalla testa, se ne vanno. Tutto diventa chiaro. E visto che non sono religiosa, si tratta di qualcosa di molto vicino alla trascendenza della spiritualità. Così posso riacquistare energia e forza. Alle volte mi sento come se avessi dei veri superpoteri.
G: Hai qualcosa di simile ad un piano per la tua vita?
E: Come si dice: “Come fai a far ridere Dio? Digli i tuoi piani di vita”. Seriamente, però! Certo ho desideri e bisogni, ma sto cercando di pianificare meno e di lasciare che le cose vengano da sole.
G: Qual è il tuo motto?
E: Trovo ancora utile quello che il mio allenatore di cricket mi ha detto una volta: “Bene essere in forma, tutto passa in fretta. Ma la classe rimane!”
Traduzione a cura del The Emma Watson Archives