Tempo fa su Twitter Emma Watson aveva condiviso questa foto con la scrittrice americana, nonché icona del femminismo, Bell Hooks, autrice di numerosi romanzi tra cui Feminism is for everybody, letto dalla nostra Emma.
Adesso PaperMag ha pubblicato un interessante conversazione tra la Watson e la Hooks che vi invitiamo a leggere.
Adesso PaperMag ha pubblicato un interessante conversazione tra la Watson e la Hooks che vi invitiamo a leggere.
Hooks: Miss Emma Watson, sei la mia ultima girl crush.
Watson: Aww, bell. Bè, tu sei la mia girl crush da un po' ormai.
Hooks: Ah sì? Come sono diventata la tua girl crush?
Watson: Ti ho conosciuta attraverso la mia amica Lilah. Il momento esatto in cui ho ricevuto la mia posizione all'ONU, la prima cosa che Lilah ha fatto è stato inviarmi uno dei tuoi libri. E poi mentre stavo conducendo le mie ricerche, ho trovato i video in cui parli alla The New School. Ed ero tipo, "Chi è questa donna? E' così divertente." Ho adorato da impazzire il tuo atteggiamento. Tutto quello che dicevi sembrava dettato da un'assoluta sincerità. E' stato un piacere ascoltarti parlare. Ne sono diventata dipendente. Ho iniziato a guardare video dopo video dopo video. Poi ho incontrato Laverne Cox, e abbiamo parlato di te. Ti avevo guardata in conversazione con lei. E' stata Laverne a dirmi, "Senti, la devi incontrare di persona. E' fantastica." Così ho letto i tuoi lavori e poi ci siamo incontrate. Questo è stato il mio viaggio, in pratica.
Hooks: E' divertente perché anche io ti ho conosciuta attraverso il tuo lavoro, guardandoti recitare nei film di "Harry Potter". In quanto critico culturale che scrive di donne e rappresentazione, ero affascinata dal personaggio di Hermione. E' stato sia emozionante e a volte frustrante guardare il modo in cui il personaggio di Hermione si sviluppava e vedere questa vivace immagine di una ragazza che era così intelligente, così abituata a pensare, e poi essere anche testimone del fatto che quell'intelligenza era messa al servizio di un potere maschile. Anche così, rimane un'importante rappresentazione per le ragazze.
Watson: Penso di sì. E' importante perché - bè, certamente quando leggevo "Harry Potter", ho cominciato a leggerlo quando avevo 8 anni - mi sono davvero identificata con lei. Ero la ragazzina che a scuola alzava sempre la mano per rispondere alle domande. Non vedevo l'ora di imparare in un modo non molto cool. Anzi, in un modo estremamente non cool, a dir la verità. E poi il personaggio di Hermione mi ha dato il permesso di essere chi ero.
Hooks: Interpretare Hermione ti ha spinto a voler essere più intelligente? Come ha preso forma la crescita parallela del personaggio di Hermione e di te stessa mentre ti muovevi verso decisioni come “Andrò al college, sto facendo certe cose”?
Watson: E’ stato molto interessante perché all’inizio, nonostante le ovvie somiglianze, suppongo stessi cercando di staccare il mio senso di me stessa dall’immagine. Era un periodo così delicato – avevo 10 o 11 anni quando il primo film è uscito – stavo cercando di capire qual era la mia identità, ma non ne avevo ancora una. E riguardo le interviste che ho fatto quando il primo film è uscito ed ero così confusa! [Ride] Pensavo, “Di che parlano le ragazzine? Che cosa dicono?” “Mi piace fare shopping e ho una cotta per Brad Pitt.” E non avevo idea di chi Brad Pitt fosse! Non avevo visto un solo film in cui aveva recitato Brad Pitt, ma sembrava la cosa giusta da dire. Mi rattrista perché vedo questa ragazza che cerca in ogni modo di conformarsi. La verità è che amavo la scuola. [Ride]
Hooks: Tutte le ragazze che vivono nella cultura moderna passano attraverso questa fase di transizione in cui si provano le varie immagini accettabili della femminilità.
Watson: All’inizio cercavo di dire, “Non sono come Hermione. Mi piace la moda e sono molto più cool di lei,” e poi sono arrivata ad un punto d’accettazione. “A dir la verità, abbiamo un sacco di cose in comune. Ci sono ovviamente delle differenze, ma per un sacco di versi le assomiglio molto.” E ho smesso di combattere!
Hooks: Ero spesso molto seccata dello sviluppo del personaggio cinematografico di Hermione. All’altezza dell’ultimo film, è praticamente una casalinga di periferia.
Watson: [Ride] Bè, va avanti e si fa una carriera. E va avanti facendo cose buone e interessanti.
Hooks: E’ interessante che nelle ultime scene del film alla stazione Hermione è un’immagine così passiva.
Watson: Non ci ho mai pensato.
Hooks: Mi chiedevo, “perché ha un aspetto così trasandato?” e mi sono domandata di chi fosse quest’idea. E’ questo il modo in cui una ragazza intelligente progredisce? Passa dall’essere intrigante all’essere la zitella noiosa? I film stanno ancora facendo fatica nel creare immagini di donne più grandi intelligenti, vivaci e potenti.
Watson: A dir la verità, anche solo da una prospettiva pratica e non una intenzionale, abbiamo avuto davvero tante difficoltà a cercare di capire come invecchiarci in modo autentico – di portarci da dove eravamo – avevamo tutti vent’anni, e farci sembrare come se avessimo avuto 30 o 40 anni… abbiamo avuto molte difficoltà nel cercare di capire come fare. Abbiamo fatto molta fatica.
Hooks: Bè, credo che questa sia la questione del come facciamo a diventare donne di potere e allo stesso tempo essere in grado di proiettare l’idea che siamo attraenti, cool, desiderabili. Sto pensando a “Last Fuckable Day” di Amy Schumer – l’hai visto?
Watson: [Ride] Ovviamente.
Hooks: E ho pensato a come quel video mi irriti perché alla fine sembrano tutte comportarsi come se fosse okay, è solo un’altra transizione. Quando ho pensato, “Wow, se si fossero concesse un minuto, che è molto emozionante che adesso possiamo andare avanti ad essere le vere noi”. E con delle immagini da celebrare del maturare che permette alle donne di passare dall’essere oggetti a soggetti che sono più vicini a chi siamo in questo momento della nostra vita. Ci sarebbero voluti solo sessanta secondi, o almeno due minuti, solo per celebrare quest’essere reali, ma piuttosto di quella che – per me – avrebbe avuto il sapore di una critica molto interessante, finiscono per essere tipo, “è okay adesso”. Piuttosto che dire, “proclamiamo che il meglio deve ancora venire, dolcezza. Non perché possiamo ingollare gelato scelto, ma perché è un fantastico momento della vita.” In quanto donna matura, oltre i sessant’anni, è un periodo interessante, emozionante. La maggior parte delle fatiche di cui parliamo riguardo l’identità succedono quando siamo più giovani. Quel cambiamento avviene durante il processo d’invecchiamento – ti rendi conto di non voler rimanere in questo ruolo che avevi. Per me, ha molto a che vedere col ruolo del parlare della razza e/o di femminismo. Eppure ci sono molte altre cose che mi interessano e mi entusiasmano. Cerco di capire come portare quell’intera identità alla luce. Ho una complessiva ossessione per la bellezza nella mia vita. Voglio sempre circondarmi di quel tipo di bellezza che ti eleva, che va contro alcuni degli stereotipi delle donne femministe.
Watson: Sì, sì. In “Feminism is for everybody”, ho trovato un promemoria di quello che stavi giusto dicendo, “Criticare immagini sessiste senza offrire alternative è un intervento incompleto. La critica fine a se stessa non porta al cambiamento.”
Hooks: Stavo pensando a quello che dicevi prima – che sono divertente. Un sacco di gente pensa che lo sia, ma la maggior parte non è d’accordo. [Ride] Te ne ho parlato quando ci siamo incontrate la prima volta. E’ uno stereotipo piuttosto ricorrente sulle femministe, che non siamo divertenti, che non abbiamo il senso dell’umorismo e che tutto è così serio e politicamente corretto. L’umorismo è essenziale quando si lavora con soggetti difficili: razza, genere, classe, sessualità. Se non puoi ridere di se stesso e ridere con gli altri, allora non puoi proprio creare cambiamento sociale significativo.
Watson: Sono d’accordo. Più cose sai, più diventa difficile esprimersi alle volte. Vuoi includere il più possibile e vuoi essere consapevole di così tante cose. E’ per questo che sono impressionata. Conosci il tuo argomento così bene che sei capace di sentirtici libera e puoi scherzare e sentirtici a tuo agio. Penso sia questo che è così bello del sentirti parlare. Hai quest’abilità.
Hooks: Poi, ovviamente, quando improvviso, faccio degli errori. Come quando stavo parlando del traffico di ragazze e il tipo di adorazione che le ragazze hanno per qualcuno come Beyoncé, in realtà stavo parlando – non della persona Beyoncé – ma della sua immagine che in un certo senso assomiglia a quella di un terrorista. Mi è praticamente esploso in faccia perché la gente ha preso il commento fuori contesto. Vorrei sapere come ti rapporti al modo in cui le tue parole sono ascoltate e usate, Emma? Per tutte e due, anche se a livelli diversi di celebrità, fama, dobbiamo costantemente sempre stare attente a quello che diciamo e a come verrà ricevuto.
Watson: Sì, sento di dover essere molto cauta. Alle volte questa cosa mi rende triste. Sento che la paura di “Sto considerando questa cosa da tutte le prospettive, come può essere interpretata, come può essere presa fuori contesto?” Ma ho molto da imparare e dovrei stare attenta. Ma sono d’accordo. Penso sia molto difficile comunicare attraverso i media e attraverso quel medium alle volte.
Hooks: E’ decisamente una sfida. Io, a differenza di te, non sono impegnata sui social network. Le conversazioni di The New School mi hanno catapultata nei social media, in un certo senso. E’ stato sia emozionante da una parte, ma dall’altra c’è più rischio che la gente non capisca quello che dici. E questa è una cosa che ho dovuto accettare. In un certo senso, soprattutto per le donne, anche, bisogna rinunciare a qualsiasi tipo di attaccamento al perfezionismo. O al piacere a tutti tutto il tempo, o essere capiti da tutti tutto il tempo. E’ proprio come quando il commento su Beyoncé era ovunque, e poi Janet Mock ha postato questo video dove stavo ballando sulle note di “Drunk in Love”, e sono stata accusata di essere un’ipocrita. Per me quella non era una contraddizione, perché non stavo parlando della sua musica. Viviamo in un mondo dove la maggior parte della gente non pensa in modi complessi, ed è molto semplice che avvengano dei malintesi e dei travisamenti. Parlando di malintesi, parliamo della parola femminismo. Quand’è che entra nella vita di Emma Watson?
Watson: E’ nella mia vita tutti i giorni. Mi capita sempre quando parlo con persone per le quali il femminismo non fa parte della loro vita o della loro coscienza ma ci sono entrati in contatto con il mio discorso all’ONU, o magari indosso un braccialetto HeForShe o chissà che altro e c’è una quantità quasi soffocante di idee sbagliate a riguardo. Il mio discorso all’ONU è stato ricevuto molto bene, ma le persone che l’hanno criticato, hanno detto che era così basico. Non entrava nel merito delle cose importanti. Non credo che la gente sia molto consapevole di quanti malintesi ci siano e quanta poca comprensione ci sia intorno a questa parola – e intorno a queste idee – ancora per un sacco di gente.
Hooks: Quando hai cominciato a usare il termine femminismo?
Watson: Quando avevo nove anni, credo, durante la mia prima conferenza di “Harry Potter” di sempre, ho detto che ero “una specie di femminista”! Ha! Credo di aver avuto paura di andare fino in fondo. Avevo paura di non sapere cosa significasse. Ovviamente lo sapevo, ma ero così confusa da tutte le chiacchiere che circondano l’idea.
Hooks: Emma, sei l’ambasciatrice perfetta. Hai una presenza globale. Quando parli ad un pubblico globale, devi cominciare da dove quel mondo si trova. Questo significa, a volte, cominciare dalle cose che sono più semplice. Questo è il modo in cui ho percepito il tuo discorso all’ONU. E’ un appello alle donne e agli uomini di tutto il mondo. E’ come quando vai in un paese straniero e stai cercando di comunicare, spesso usiamo modi più semplici di dire qualcosa, di colmare il divario di linguaggio e cultura. Allora dimmi di più della tua campagna, HeForShe, e quello che speri di fare con la tua posizione d’ambasciatrice nel 2016?
Watson: In “Feminism is for Everybody”, scrivi dei modi in cui il femminismo è stato quasi leggermente sabotato dalle accademie e dagli studi di genere e dal fatto che si parlava sempre di uno specifico gruppo di persone. Può e deve essere un argomento accademico, e quel tipo di riflessione è importante, ma parli anche di come debba essere un movimento di massa per far sì che faccia una grande differenza. Non voglio predicare al coro. Voglio provare a parlare con le persone che magari non incontrano il femminismo e parlar loro di femminismo. E’ un lavoro molto interessante, ed è una linea molto interessante su cui camminare. Voglio discutere dell’argomento con persone che normalmente non lo farebbero.
Hooks: E’ così che mi sono sentita scrivendo “Feminism is for Everybody”. Volevo scrivere questo libro che fosse semplice da leggere, un libro facile. Sapevo che ci sarebbero state persone che avrebbero detto: Non è molto teorico, intellettuale. Ma questo non era il suo scopo secondo me. Il suo scopo era quello di spiegare i fondamenti. Gli studenti mi dicevano, “Quando vado a casa, cerco di parlare ai miei genitori di quello che imparo nel corso di Women’s Studies, ma non sembrano capirci un’acca”. E ho pensato, “Scriverò questo libriccino così posso dare alle persone quella che sarà un’introduzione al pensiero femminista”.
Watson: Ho appena cominciato un club del libro.
Hooks: Sì, Our Shared Shelf –
Watson: Sto leggendo così tanto e mi sto esponendo così tanto a così tante nuove idee. Mi sento come se la chimica e la struttura del mio cervello cambiassero così rapidamente alle volte. Alle volte mi sento come se facessi fatica a stare dietro a me stessa. E’ un periodo molto interessante per me. Il lavoro che faccio per l’ONU è ben definito, ma i miei principi personali e le mie opinioni si devono ancora definire, davvero. Quindi sarà un periodo interessante.
Hooks: Come parte del tuo attivismo e della tua crescita personale, ti prendi un anno di pausa dalla recitazione. E’ una decisione importante.
Watson: Mi prendo un anno di pausa dalla recitazione per concentrarmi su due cose, a dire il vero. Il mio sviluppo personale è una di queste. So che leggi un libro al giorno. La mia sfida personale è leggere un libro alla settimana, e anche leggere un libro al mese come parte del mio club del libro. Sto leggendo moltissimo e studiando per conto mio. Ho quasi pensato di andare a fare un anno di studi di genere, poi ho realizzato che stavo imparando così tanto dal lavoro sul campo e parlando con la gente e andando avanti con le mie letture. Ho capito che stavo imparando così tanto per conto mio. Volevo davvero continuare sul percorso su cui sono adesso. Leggerò un sacco quest’anno, e ascolterò moltissimo.
Hooks: Ti stai praticamente scolarizzando da sola. La cosa buona è che studiare in modo più istituzionalizzato – non lo stai escludendo. Hai tempo. E adesso puoi entrare in contatto con persone come Gloria Steinem e bell hooks.
Watson: E’ fantastico. Lo sto facendo molto. Voglio ascoltare quante più donne possibili nel mondo. Questa è una cosa che sto facendo per conto mio, attraverso l’ONU, la campagna HeForShe, e il mio lavoro in generale. Questo gennaio, i nostri HeForShe IMPACT Champions sono dieci CEO che per la prima volta riveleranno ai media come le loro compagnie sono strutturate al loro interno. Quindi quanti CEO sono maschi o femmine, il divario di paga tra uomini e donne. Faremo sì che tutte queste informazioni siano trasparenti, il che è importantissimo. Non è mai stato fatto prima. Quindi grandi compagnie come Vodafone, Unilever e Tupperware affronteranno i media e prenderanno davvero consapevolezza dei problemi all’interno delle loro compagnie e parleranno di come intendono risolvere questi problemi in quanto HeForShe IMPACT Champions. Sono molto interessata e emozionata di scoprire come andrà. Farò anche un altro viaggio sul campo nei prossimi due o tre mesi. Stiamo organizzando una settimana dell’arte HeForShe, un tour delle università, e lanceremo il sito di HeForShe. C’è molto da fare.
Hooks: Bè, sembrano decisamente un sacco di cose. Quindi mentre ti ascolto, mi chiedo – quant’è che ti concederai un po’ di pausa, un po’ di divertimento?
Watson: Già. [Ride]
Hooks: Alle volte è difficile reclutare gente per forme di attivismo e giustizia e porre fine alla dominazione perché pensano che poi non ci sarà più tempo per il divertimento. Tutti hanno bisogno di una vita equilibrata. Essere equilibrati è cruciale, perché ci aiuta a non prenderci carico di troppe cose o a cercare di essere all’altezza delle aspettative degli altri in modi che ti fanno sentire vuoto. Ci sono persone che sono molto ciniche riguardo l’attivismo delle celebrità. Come conseguenza, potrebbero spingere le celebrità a sentirsi come se dov’essere fare di più per provare di essere sincere.
Watson: Quando stavo parlando con mia mamma della mia idea di andare a fare studi di genere, era tipo, “sembra come se tu volessi provare a tutti che sei intelligente e che vuoi provare qualcosa facendolo. Stai imparando così tanto da sola al momento e ti stai divertendo così tanto. Puoi dimostrare che ti importa davvero passando il tempo ad ascoltare e parlare a quante più persone possibili e continuando a fare quello che stai facendo.” In effetti mi sento come se stessi cercando di sopra-compensare alle volte.
Hooks: Un aspetto di cui parli e che è fantastico è l’essere aperti e aperti all’apprendimento. Spesso sappiamo che nel mondo dell’attivismo delle celebrità, le celebrità si lanciano in una casa, ma raramente ci dicono, “Sto studiando, imparando, me la sto prendendo con calma, parlando alla gente.” E’ così entusiasmante che tu lo stia facendo. Stai sinceramente facendo fatica con ciò che è necessario per creare un mondo senza il dominio patriarcale. Pensando alla questione del potere femminile, se potessi dare alle donne, una cosa in questo mondo verso questa visione della liberazione femminile e del potere femminile, quale sarebbe?
Watson: Mi sono imbarcata in questo viaggio e potrebbe cambiare, ma ti posso dire che la cosa più liberatoria, che mi fa sentire più potente attraverso l’essere coinvolta nel femminismo è che per la più grande liberazione è che gran parte dell’autocritica se n’è andata. Così tanta energia e tempo – anche in modi subdoli – ho 25 anni e ho decisamente fatto tanta strada rispetto a dov’ero quando ne avevo 20 o poco più. Impegnandomi nel femminismo, c’è questa specie di bolla che compare nella mia testa dove tutti questi commenti molto negativi su me stessa mi colpiscono ad un livello in cui posso combatterli in modo molto rapido e razionale. Posso vedere adesso che in un certo senso è diverso. Credo che se potessi dare alle donne qualsiasi cosa attraverso il femminismo – o magari stai parlando di potere – sarebbe la possibilità di allontanarsi, di attraversare tutto questo. Vedo così tante donne in difficoltà con problemi di autostima. Lo sanno e se lo sentono dire e ne leggono in riviste e libri tutto il tempo che amarsi è molto importante, ma anche molto difficile da fare davvero –
Hooks: Stavo giusto pensando che le cose che penso siano vitali per le donne globalmente siano l’autostima e la scuola. Crescendo in una casa di fondamentalisti cristiani con dei principi molto limitati sul genere – inizialmente, i miei occhi si sono aperti grazie alla lettura.
Watson: Sarebbe esattamente anche le mie due cose. La comprensione che mi ha permesso di sentirmi più capace di accettare e amare me stessa come una donna – mi è arrivata attraverso la lettura.
Hooks: Spesso la gente nell’Occidente si dimentica che enormi masse – milioni e milioni di donne e ragazze nel mondo – non hanno accesso all’educazione e non imparano a leggere e scrivere.
Watson: E’ esatto.
Hooks: E per me, leggere e studiare è una delle mie più profonde passioni nella vita. E’ come respirare. E’ questo che vorrei condividere. Ho sentito dal momento che ti ho incontrata – nei termini in cui una girl crush si forma, è uno dei modi in cui i nostri spiriti sono affini – che pensiamo e sogniamo di passioni simili, e questo è emozionante. Per molti versi, viviamo in società segregate per razza. Ci sono così tanti tipi di persone, e in quanto a razza non oltrepassiamo certi limiti. Le conversazioni per The New School sono state entusiasmanti perché mi hanno permesso di scegliere persone come Laverne Cox con cui parlare. Poi di portare Laverne nella mia piccola cittadina natale in Kentucky per inaugurare il bell hooks Institute – che è stato così emozionante. Sento che parte del creare un mondo che è giusto e variegato è combattere contro quei limiti che ci tengono lontani gli uni dagli altri. Sono contenta di non essere tagliata fuori da te, e che avremo altre conversazioni divertenti nei giorni che verranno.
Watson: Sì, assolutamente. Volevo chiederti – ritornando a quello che farai per divertimento – una delle cose che farò e su cui sto lavorando da un po’ è completare il mio certificato di insegnamento di meditazione yoga Livello 3. Ho notato che in “All About Love” hai una citazione di Jack Kornfield, che ho letto quando mi stavo appassionando di meditazione, e mi chiedevo, era in un libro che avevi letto?
Hooks: Esattamente, questo è proprio ciò di cui stavamo parlando. Alle volte penso, c’è qualcosa a cui arrivo che non avrei potuto raggiungere prima in un libro? Mi fa ridere.
Traduzione} The Emma Watson Archives