Il 26 settembre è ormai vicino e presto vedremo Bling Ring che a lungo abbiamo atteso.
La stampa italiana non ha perso tempo a pubblicare articoli in merito alla pellicola della Coppola. Oggi vi proponiamo un bellissimo articolo a cura di Curzio Maltese, per 'la Repubblica'.
Grazie per la segnalazione alla pagina facebook Lucky Red, che distribuirà il film nelle sale italiane.
Qui di seguito lo scan del giornale e la critica del giornalista.
La stampa italiana non ha perso tempo a pubblicare articoli in merito alla pellicola della Coppola. Oggi vi proponiamo un bellissimo articolo a cura di Curzio Maltese, per 'la Repubblica'.
Grazie per la segnalazione alla pagina facebook Lucky Red, che distribuirà il film nelle sale italiane.
Qui di seguito lo scan del giornale e la critica del giornalista.
Per chi ha visto e rivisto alcune centinaia di volte i film del grande Francis dalla saga deIl Padrino in poi, non è stato facile prendere sul serio il talento di Sofia Coppola, almeno senza paragonarlo al genio del padre. Ma al quinto film non dovrebbero esserci più dubbi sul fatto che la quarantenne Coppola sia una delle migliori registe della sua generazione. Bling Ring, in uscita questa settimana, non ha forse il tratto sublime di Lost in traslation o di Somewhere, ma è uno dei film più interessanti e divertenti che capiterà di vedere nelle nostre sale in questo autunno.
i fatti sono veri, tratti da un celebre articolo di Vanity Fair. I Bling Ring erano una banda di teenagers californiani, quattro ragazze e un ragazzo tra i 18 e i 20 anni, che per un paio d’anni hanno svaligiato le ville delle star di Hollywood – Paris Hilton, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Megan Fox, Audrina Patridge – rubando soldi e oggetti di valore per oltre tre milioni di dollari. Il sistema era semplice. Si trovava tutto sui siti di pettegolezzi in Internet. Era scritto quando i di non erano in casa, impegnati in feste o a girare un film, e gli indirizzi delle abitazioni. Nella California felix le ville, perfino le più ricche, non sono mai chiuse e non hanno sistemi d’allarme, al massimo occorre cercare la chiave sotto lo zerbino.
Per mesi i cinque liceali hanno potuto scorrazzare allegramente fra le dimore dei vip e servirsi di gioielli, scarpe, vestiti, rotoli di dollari, tutti rigorosamente firmati, senza che neppure le vittime se ne accorgessero, almeno al principio, tanto erano ben fornite. Paris Hilton ha impiegato quasi un anno e subito otto visite dei ladri, prima di realizzare che qualcosa nel guardaroba non tornava.
Le scene dei furti sono magnifiche, quasi fiabesche. Nella notte le ville del lusso hollywoodiano si trasformano per questa banda di ragazzini in luoghi incantati, segrete isole del tesoro, dove basta allungare una mano per sentirsi parte di un mondo di sogno, di moderne favole di marca: Prada, Chanel, Dolce&Gabbana, Louis Vuitton, Tiffany. E’ la sicurezza dell’impunità a tradire i ragazzi, fino all’inevitabile brutta fine. Una volta scoperti, il gruppo si sfalda nei tradimenti reciproci, a cominciare dal nucleo della banda, la leader (Katie Chang) e l’amico del cuore Marc (Israel Broussard), per passare alle quasi sorelle Nicki (Emma Watson) e Sam (Taissa Farmiga) e alla squinternata Chloe (Claire Julien). Tutti bravissimi e in particolare la nostra cara Hermione Granger, Emma Watson, che disegna con un misto di autoironia e sex appeal il personaggio più ipocrita e disperato della compagnia.
La cosa più bella del film è lo sguardo della regista, sospeso tra pietà e umorismo, senza mai giudicare questi piccoli fatui criminali spinti comunque al furto dalla voglia di assoluto e di bellezza di qualsiasi adolescente. Costretti a muoversi in un luccicante vuoto di valori, senza mai incontrare un adulto meno che orrendo o inutile, in ogni caso incapace di schiudere loro altri orizzonti. In alcuni dialoghi straordinariamente comici, il modello cinematografico di Sofia Coppola, più che il padre, sembra essere la straordinaria satira di Robert Altman.
Un altro fascino di Bling Ring è nel rovesciamento di prospettiva rispetto ai luoghi comuni del cinema di sempre. La collina mitica di Hollywood, le principesche dimore di Malibu, teatro di centinaia di film, riviste con lo sguardo dei perdenti, di un’indifferente gioventù attratta verso il nulla. Nelle storia vera non sono mancati del resto i tratti paradossali. Una vera componente del Bling Ring si è trovata a condividere il carcere con una delle celebrità derubate, Lindsay Lohan, detenuta nella galera californiana per guida in stato di ubriachezza e possesso di cocaina. Così è capitato che lo stesso giudice che ha condannato i depredatori di Vip abbia dovuto occuparsi di star hollywoodiane pescate a rubare in gioielleria o nelle boutique d’alta moda. E allora who’s bad?, chi è il cattivo?
Curzio Maltese
i fatti sono veri, tratti da un celebre articolo di Vanity Fair. I Bling Ring erano una banda di teenagers californiani, quattro ragazze e un ragazzo tra i 18 e i 20 anni, che per un paio d’anni hanno svaligiato le ville delle star di Hollywood – Paris Hilton, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Megan Fox, Audrina Patridge – rubando soldi e oggetti di valore per oltre tre milioni di dollari. Il sistema era semplice. Si trovava tutto sui siti di pettegolezzi in Internet. Era scritto quando i di non erano in casa, impegnati in feste o a girare un film, e gli indirizzi delle abitazioni. Nella California felix le ville, perfino le più ricche, non sono mai chiuse e non hanno sistemi d’allarme, al massimo occorre cercare la chiave sotto lo zerbino.
Per mesi i cinque liceali hanno potuto scorrazzare allegramente fra le dimore dei vip e servirsi di gioielli, scarpe, vestiti, rotoli di dollari, tutti rigorosamente firmati, senza che neppure le vittime se ne accorgessero, almeno al principio, tanto erano ben fornite. Paris Hilton ha impiegato quasi un anno e subito otto visite dei ladri, prima di realizzare che qualcosa nel guardaroba non tornava.
Le scene dei furti sono magnifiche, quasi fiabesche. Nella notte le ville del lusso hollywoodiano si trasformano per questa banda di ragazzini in luoghi incantati, segrete isole del tesoro, dove basta allungare una mano per sentirsi parte di un mondo di sogno, di moderne favole di marca: Prada, Chanel, Dolce&Gabbana, Louis Vuitton, Tiffany. E’ la sicurezza dell’impunità a tradire i ragazzi, fino all’inevitabile brutta fine. Una volta scoperti, il gruppo si sfalda nei tradimenti reciproci, a cominciare dal nucleo della banda, la leader (Katie Chang) e l’amico del cuore Marc (Israel Broussard), per passare alle quasi sorelle Nicki (Emma Watson) e Sam (Taissa Farmiga) e alla squinternata Chloe (Claire Julien). Tutti bravissimi e in particolare la nostra cara Hermione Granger, Emma Watson, che disegna con un misto di autoironia e sex appeal il personaggio più ipocrita e disperato della compagnia.
La cosa più bella del film è lo sguardo della regista, sospeso tra pietà e umorismo, senza mai giudicare questi piccoli fatui criminali spinti comunque al furto dalla voglia di assoluto e di bellezza di qualsiasi adolescente. Costretti a muoversi in un luccicante vuoto di valori, senza mai incontrare un adulto meno che orrendo o inutile, in ogni caso incapace di schiudere loro altri orizzonti. In alcuni dialoghi straordinariamente comici, il modello cinematografico di Sofia Coppola, più che il padre, sembra essere la straordinaria satira di Robert Altman.
Un altro fascino di Bling Ring è nel rovesciamento di prospettiva rispetto ai luoghi comuni del cinema di sempre. La collina mitica di Hollywood, le principesche dimore di Malibu, teatro di centinaia di film, riviste con lo sguardo dei perdenti, di un’indifferente gioventù attratta verso il nulla. Nelle storia vera non sono mancati del resto i tratti paradossali. Una vera componente del Bling Ring si è trovata a condividere il carcere con una delle celebrità derubate, Lindsay Lohan, detenuta nella galera californiana per guida in stato di ubriachezza e possesso di cocaina. Così è capitato che lo stesso giudice che ha condannato i depredatori di Vip abbia dovuto occuparsi di star hollywoodiane pescate a rubare in gioielleria o nelle boutique d’alta moda. E allora who’s bad?, chi è il cattivo?
Curzio Maltese